I ghetti esistevano nell’epoca del fascismo?
No i ghetti (invisibili) esistono anche nel 2012.
Tutto ciò che è diverso ci spaventa.
Purtroppo è la nostra natura o la nostra cultura (forse) che ci porta ad aver paura del “diverso”.
Io ho avuto la fortuna di essere sempre attratta dal “diverso da me”, dallo “strano”, dal “particolare”.
Io stessa sono stata definita “la strana”.
Mi piace capire com’è il mondo da un’altra prospettiva, perché anche i “diversi” hanno una testa e un loro pensiero.
La maggior parte delle volte, come fanno i bambini attratti dalla novità, parlo con persone che la società, per così dire, emargina facendo anche domande banali (all’apparenza), ma che mi aiutano a capire come loro vivono la quotidianità.
E la cosa buffa è che la vivono proprio come tutti i “normali”, con i loro problemi, le loro insicurezze e i loro disagi.
Ma chi non ne ha?
Anche quelli definiti “normali” hanno problemi dati dalla situazione in cui vivono.
Per fare un esempio terra terra i single e gli sposati hanno entrambi problemi, ma che sono diversi perché dati da una condizione di vita differente. Quindi anche i single dovrebbero definire gli sposati dei “diversi” e viceversa?
A me non piace fare discriminazione e non mi piace quando gli altri la fanno a prescindere, senza un vero motivo di fondo.
Posso dire che una persona mi sta antipatica o simpatica, che può essere falsa o schietta, ma chi sono io per giudicare quello che la persona fa o come vive la sua vita?
La mia filosofia di vita è “vivi e lascia vivere” perché non amo chi mette bocca sulle mie scelte o sul mio modo di vivere. Di conseguenza non lo faccio nei confronti degli altri.
Molto spesso si tende a giudicare una persona dicendo che è pazza o “strana”, soltanto perché magari è un po’ chiusa oppure perché fa cose strane agli occhi degli altri.
Ma fatemi capire una cosa: esiste la “normalità”? Dove sta scritto che una cosa va fatta in un modo perché è così che va fatta?
Sarà il mio anticonformismo, sarà il mio essere sempre bastian contrario, ma fermatevi un attimo a pensare a quante persone si sentono fallite perché non si sono laureate. Perché mi vorreste dire che un pezzo di carta è quello che dà valore ad una persona o il valore di una persona si misura con il suo essere?
Allora se siamo tutti persone e ciascuna con un valore diverso, perché esistono gli hotel “gay friendly”? Beh esistono gli hotel “pet friendly”, vuoi che non ci siano anche gli hotel “gay friendly”?
Ecco noi mettiamo sullo stesso piano animali e gay.
E se invece si capovolgessero le cose e i gay facessero gli hotel “etero friendly”? Chi sarebbe poi il “diverso”?
Sebbene anche io sia caduta nella trappola del “gay friendly”, mio malgrado, per un’abitudine di pensiero a cui ci costringe la società, propongo l’hotel “human friendly”.
I gay non sono animali… sono persone (ho fatto la scoperta dell’acqua calda) e per quanto mi riguarda mi sono sentita molto più a mio agio quando sono stata in mezzo a loro che in mezzo agli etero. Gli uomini non ti calcolano perché sei donna. Le donne non ti calcolano perché capiscono che sei etero.
Quindi no agli hotel “gay friendly” e sì agli hotel “human friendly”.
Tu cosa ne pensi? Sei d’accordo con me?
* Articolo scritto grazie all’idea di Cristiana Rubini
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